Archivi categoria: INFORTUNI, MALATTIE E NON AUTOSUFFICIENZA

Vuoi proteggerti dagli imprevisti a costo zero?

Dopo tanti anni di professione incontro ancora molte persone diffidenti nei confronti delle assicurazioni ma fortemente convinte che lo Stato interverrà con welfare ed aiuti economici in caso di imprevisto.

Quindi “perché assicurarsi se tanto in caso di malattia o infortunio lo Stato ci proteggerà?”


La pensava così anche Luca, un elettricista/impiantista. Chiacchierando con lui mi raccontò che il suo lavoro non è limitato ai piccoli interventi di manutenzione in casa ma può riguardare anche ristrutturazioni più complesse, installazioni di cancelli ed in generale altri lavori nell’edilizia che prevedono l’accesso a cantieri e l’uso di impalcature.

Faceva parte anche lui di quella folta schiera di persone convinte che lo Stato li avrebbe aiutati, anche se non ne era pienamente sicuro e soprattutto percepiva che l’entità degli aiuti non sarebbe stato in realtà così generoso.

Motivo per cui, preoccupato dei pericoli che corre quotidianamente sul lavoro e non solo, voleva capire come proteggersi ulteriormente dagli infortuni. Anche perché è sposato ed ha una bimba di quattro anni. Gli affari vanno bene, la moglie lavora a tempo pieno ed ha un buono stipendio ma come osservò lui stesso “i soldi non bastano mai”.

Da lì la sua richiesta di informazioni su una polizza infortuni.

La sua idea in realtà era semplicemente quella di tutelarsi contro i mancati guadagni, ad esempio nel caso una frattura gli impedisse di recarsi in cantiere, e di recuperare le spese sostenute per visite mediche e fisioterapia. Voleva poter scegliere lui dove e come curarsi, senza dover dipendere dai tempi biblici dell’ASL. Non aveva invece pensato agli infortuni più gravi, a quelli che possono provocare una grossa invalidità o la morte. Sarà stato scaramantico…

Chiacchierando con lui gli ho fatto un paio di domande che mi hanno permesso di capire quanto poco ne sapesse di sostegni pubblici per invalidità, malattia e morte. Forse perché il suo agente di allora non gliene aveva mai parlato..o perché lui, preso dal lavoro, non aveva potuto (o forse voluto..è pur sempre un ragazzo scaramantico..) trovare un’ora di tempo per mettere al sicuro il suo reddito. Perché di questo si tratta. Fare una polizza infortuni, ma anche una polizza malattia o caso morte, non significa che quegli eventi non accadranno mai, significa avere la serenità di affrontarli con le giuste risorse economiche. Quelle messe a disposizione dalla propria compagnia, sicuramente più attrezzata di un singolo individuo per affrontare eventi così gravi. Anche perché potenzialmente parliamo di centinaia di migliaia di euro nel corso di una vita.

Come gli ho fatto vedere mettendo nero su bianco i suoi numeri.

Da qui ho iniziato a spiegargli nel dettaglio come funzionano le tutele pubbliche.

Con un reddito medio di 45.000€, dato che la sua aliquota contributiva è del 24%, lui versa ogni anno circa 10.800€ all’INPS. Soldi che diventeranno la sua pensione quando smetterà di lavorare o che gli serviranno come pensione di invalidità nella malaugurata ipotesi gli succedesse qualcosa di grave.

Ha 41 anni e circa 18 anni di lavoro alle spalle, quindi ha versato circa 194.400€ di contributi. Che si sono rivalutati di anno in anno in base all’andamento del PIL. Ipotizziamo ulteriori 30.000€ di contributi.

Con questi numeri Luca, sai cosa ti succederebbe oggi se diventassi invalido?

Avresti diritto all’ assegno ordinario di invalidità per persone con capacità lavorativa ridotta, ma solo a fronte di un’invalidità compresa tra il 66,7% ed il 99%. L’assegno si calcola moltiplicando il montante contributivo maturato al momento dell’invalidità per il coefficiente di trasformazione relativo ai 57 anni di età, che nel 2024 equivale a 4,27%.

Il risultato per te sarebbe una misera pensione di 9.581€ annui. Lordi. Passeresti all’improvviso da un reddito di 45.000€ ad un reddito di 9.581€. Dubito infatti che con un’invalidità del genere tu possa ancora lavorare, sicuramente non potrai più andare in cantiere..”

“Però – ho continuato – se invece che al 99% restassi invalido al 100%, le cose andrebbero meglio perché l’INPS ti regalerebbe 19 anni di contributi figurativi e la tua pensione di invalidità sarebbe di circa 19.710€ l’anno. Tu saresti probabilmente steso a letto per sempre o non in grado di badare a te stesso, ma incasseresti praticamente il doppio.”

“Pensi ancora che lo Stato si prenderà cura di te se ti capitasse qualcosa?”

Dopo qualche attimo di silenzio in cui potevo constatare la sua sorpresa nello scoprire cose che nessuno gli aveva mai spiegato gli ho chiesto: “come ti vedi con 25/26.000€ in meno di entrate l’anno ma con maggiori spese per curare la tua salute, magari con una badante che ti segue tutto il giorno e che costa mediamente 1.500€ al mese? Sei giovane, questa situazione rimarrà così per tanti anni ancora e presto o tardi prosciugherà il tuo conto corrente e consumerà il tuo patrimonio. Non credi che sarebbe il caso di trovare una soluzione a questo problema?”.

“Beh, mi rispose, direi che dovrei pensarci. E invece se muoio? Cosa resta a mia moglie e mia figlia? C’è la reversibilità, giusto? Almeno da quel punto di vista posso stare tranquillo…o sbaglio?”

Fatti due ulteriori conteggi e precisato che il sistema di calcolo è sempre quello contributivo, gli ho spiegato che la moglie riceverebbe il 60% della pensione maturata a quel momento. In soldoni il 60% dei 9.581€ di cui sopra, cioè 5.749€. Alla figlia spetterebbe invece il 20% di quella rendita, cioè 1.916€ l’anno, fino al compimento del 18° anno di età o fino al completamento degli studi.

“È o no anche questa una cosa da sistemare?”

Passato l’attimo di più che comprensibile smarrimento ci siamo messi a ragionare sul come risolvere il problema. Abbiamo calcolato assieme quale fossero i massimali di polizza giusti per lui, anche compatibilmente col suo budget di spesa, e costruito assieme un piano assicurativo che gli permettesse di trasferire i rischi economici che gravavano su di lui e sulla sua famiglia, in capo alla compagnia assicurativa.

Con la promessa di rivedere periodicamente quel piano se ci fossero stati dei mutamenti importanti nella sua situazione famigliare, reddituale o lavorativa. Banalmente la figlia che diventa autosufficiente dal punto di vista economico o lui che finalmente smette di lavorare e va in pensione. Non ha senso infatti mantenere le stesse coperture assicurative per sempre. Ogni fase della vita ha delle peculiarità. In certi momenti le coperture devono essere più alte, in altri possono essere più limitate.

Il risultato finale per Luca sono state tre polizze: TCM, infortuni e invalidità da malattia. Con la prima ha assicurato un capitale alla sua famiglia nel caso fosse venuto a mancare, indipendentemente da quale fosse stata la causa della morte. Con le altre due polizze si è assicurato di ricevere un capitale in caso di invalidità permanente e abbiamo aggiunto anche un massimale a parte per il rimborso delle spese mediche a seguito di infortunio, così può scegliere dove e come curarsi e accorciare i tempi di convalescenza. È pur sempre un artigiano, ha fretta di tornare a fatturare..

In tutto il suo piano assicurativo costa 1.020€ annui.

“Speravo di spendere un pò meno, disse Luca, in fondo pensavo di fare solo una polizza infortuni da 4/500€, non avevo pensato alle altre due polizze e a spendere quei soldi. Non ci sarebbe modo di avere uno sconto, di spendere un pò meno?”.

“Se vuoi non ti faccio spendere neanche un euro…o meglio, ti faccio spendere quei 1.020€, ma ti spiego il modo di recuperarli subito”.

“Spiegami…di che si tratta? Sembra troppo bello per essere vero…dov’è la fregatura?”

“Nessuna fregatura. Si tratta semplicemente di sfruttare il PIP ed il risparmio fiscale connesso. Ne hai mai sentito parlare?”

“In realtà il mio agente mi aveva menzionato il PIP una volta, ma da quello che ricordo è una cosa che serve per la pensione. Cosa c’entra con la polizza infortuni?”

A quel punto gli ho spiegato brevemente come verrà calcolata la sua pensione di vecchiaia (e si è stupido del fatto che sarà ancora più bassa di quanto lui si aspettasse..) e che sì…il PIP è lo strumento principe per costruirsi una pensione complementare ma permette anche di dedurre dalle tasse di anno in anno tutto quello che ci si versa, in base alla propria aliquota marginale IRPEF. Nel caso di Luca l’aliquota è del 35%, per cui lui beneficia della deduzione del 35% di quanto versato.

“Ancora non mi è chiaro perché il PIP dovrebbe aiutarmi con il pagamento delle mie polizze…”

“Semplice, gli risposi. I soldi che spendi per pagare le polizze sono “a fondo perduto”, nel senso che paghi e non rivedrai più i soldi spesi. Quello che versi nel PIP ti verrà invece restituito nel momento in cui andrai in pensione. Quindi non perdi neanche un centesimo. Nell’immediato avrai inoltre la deduzione fiscale, sotto forma di minori tasse da pagare con gli F24. Allora invece che tirar fuori di tasca i soldi per pagare le polizze è meglio versare nel PIP quel tanto che basta per farti ottenere sotto forma di risparmio fiscale la somma dei premi delle tue tre polizze. In pratica te le ripaghi con la deduzione. È come se fosse lo Stato a pagarti le polizze. E nel frattempo risolvi pure il problema di integrare la tua pensione di vecchiaia. Due piccioni con una fava.”

Calcolatrice alla mano a Luca basterà versare 2.900€ nel suo PIP per ricevere come beneficio fiscale l’importo del suo piano assicurativo. Così nemmeno un centesimo sarà sprecato.

Con questo piano assicurativo Luca aveva fatto tre cose in una:

  • si era protetto dal rischio che una grave invalidità gli impedisse di lavorare e produrre reddito
  • aveva tutelato la sua famiglia con un capitale nel caso fosse deceduto, per qualsiasi causa
  • aveva messo da parte dei soldi per integrare la misera pensione che gli darà l’INPS

Lui aveva capito l’importanza delle assicurazioni e di proteggersi soprattutto contro i rischi più gravi, quelli che possono compromettere la stabilità finanziaria di una persona e della sua famiglia.

“Ora posso tornare al mio lavoro e stare più tranquillo” mi disse ringraziandomi per la consulenza fornita.

Infortunio, di che si tratta?

Mi sono accorto in tutti questi anni di attività nel settore assicurativo che c’è una gran confusione attorno al tema degli infortuni.

Purtroppo non esiste una guida, un tutorial o qualcuno che ti spieghi tra i banchi di scuola cosa sia un infortunio e quali siano le sue conseguenze sulla tua vita di tutti i giorni.

Nè tantomeno ti viene spiegato quali siano gli strumenti che lo Stato ti offre per affrontarne uno. Sempre che ce ne siano di validi…

E’ per questo che ho deciso di creare un piccolo riassunto con cui puoi cominciare a prendere dimestichezza con il tema.

Cos’è dunque un infortunio?

Te lo dico in “assicuratese”, ricordandoti però che la definizione “assicuratese” non coincide al 100% con la definizione di infortunio coperto dallo Stato tramite l’INAIL. Nè tantomeno con quello che comunemente viene definito infortunio dalle persone come te, non abituate a trattare questi temi e quindi non in possesso delle giuste conoscenze per valutarlo. Non è colpa tua. Semplicemente nessuna scuola ti ha mai parlato di questi argomenti e ricercare le informazioni online o presso gli enti pubblici quando ne hai la necessità è molto complicato.

Con tutto quello che ne consegue poi in sede di interpretazione delle polizze assicurative o di inquadramento della propria copertura INAIL e delle tutele statali a cui tutti noi abbiamo o pensiamo di avere diritto.

Più avanti ti spiegherò meglio le differenze, per il momento è utile concentrarsi sulla definizione più ampia di infortuni, per capire bene di cosa stiamo parlando.

L’infortunio è un evento dovuto a causa fortuita, violenta ed esterna, che produca lesioni fisiche oggettivamente constatabili che abbiano per conseguenza la morte, una invalidità permanente e/o una inabilità temporanea.

Già dalla definizione ti sarai accorto di una cosa fondamentale.

Nella definizione di infortunio non si fa alcun riferimento alla situazione lavorativa del malcapitato o al momento in cui si verifica l’infortunio.

È una cosa su cui riflettere e che dovrebbe portarti a capire un passaggio fondamentale: l’infortunio è una cosa che può capitare in qualsiasi momento, non riguarda solo le ore che passi al lavoro o alla guida di un veicolo, come molti ritengono.

Non esiste infatti la possibilità di prevedere se e quando capiterà un infortunio.

Ed è sbagliato pensare che sia necessario essere coperti solamente quando si è sul posto di lavoro o lungo il tragitto per andarci o tornare a casa.

Il rischio può essere sicuramente ridotto guidando in modo più attento o evitando di usare una scala scricchiolante per cambiare la lampadina in salotto, ma non puoi mai azzerarlo.

E non può essere azzerato anche perchè, come recita la definizione, è un qualcosa di esterno.

Il che significa, e proprio l’esempio dell’incidente stradale ne è una prova concreta, che anche se tu prendi tutte le precauzioni del caso, non è detto che gli altri facciano altrettanto.

Potresti infatti essere investito da un’auto che sbuca all’improvviso senza darti il tempo di reagire, potresti essere colpito da un’oggetto scagliato anche involontariamente da qualcuno, essere travolto da un avversario su un campo di calcetto del tuo quartiere.

Come vedi sono tre semplici esempi, che nella mia decennale carriera di assicuratore ho visto ripetersi decine di volte, di situazioni quotidiane che nessuno è preparato ad affrontare e soprattutto che nulla hanno a che vedere con le tutele statali o gli infortuni sul lavoro.

Ancora una volta sottolineo l’importanza di uscire dallo schema che porta a ragionare solo in termini di infortuni sul lavoro o pensando “pago le tasse, lo Stato si prenderà cura di me”.

Potresti trovarti di fronte ad una brutta sorpresa.

Dopo averti fatto capire che l’infortunio è qualcosa di più ampio di quello a cui siamo abituati a pensare è utile provare a definirne i contorni un pò più nel dettaglio.

Sono quindi tre gli elementi fondamentali dell’infortunio:

  1. la causa
  2. la lesione prodotta
  3. le conseguenze

A sua volta la causa deve essere:

  1. Fortuita: cioè deve essere imprevedibile e inevitabile.
  2. Violenta: cioè con azione intensa e concentrata nel tempo, repentina, immediata. Insomma, un qualcosa che succede all’improvviso, che non ti aspetti e che non riesci ad evitare. È diversa dalla malattia, che è una cosa che si manifesta e si protrae nel tempo.
  3. Esterna: cioè ogni cosa non endogena che danneggia la tua integrità fisica. Questa caratteristica è molto importante quando si parla di polizze e di rischi coperti perchè il termine “esterna” serve ad escludere tutte le malattie che invece il più delle volte hanno causa endogena.

Quanto alla lesione prodotta deve essere:

  1. Fisica: cioè corporale, non psicologica.
  2. Obiettivamente constatabile. Deve risultare cioè da certificazione medica.

Una cosa veramente importante da sottolineare inoltre è che spetterà al soggetto che subisce l’infortunio dimostrare il nesso di causalità tra l’evento ed il danno subito. Dovrai cioè essere tu a dimostrare che il danno fisico subito sia diretta conseguenza di un infortunio e non ad es. una menomazione fisica preesistente.

Per avere diritto ad una qualche prestazione bisogna però che l’infortunio abbia una di queste conseguenze:

  1. Morte, anche a distanza di tempo, per le conseguenze dell’infortunio.
  2. Invalidità permanente: cioè la perdita definitiva della capacità lavorativa, parziale o totale, a prescindere da quale sia la tua occupazione. Si fa riferimento alla capacità generica di lavorare di un individuo, non a quello che stai facendo in quel momento. Deriva dalla perdita anatomica o funzionale di una parte del proprio corpo (ad es. l’amputazione di un arto o l’impossibilitàdi muovere completamente la spalla o un’articolazione in generale) e viene liquidata sulla base di apposite tabelle.
  3. Inabilità temporanea: cioè l’impossibilità di dedicarsi alla propria occupazione per un periodo limitato di tempo. Può essere totale oppure parziale quando l’infortunato può svolgere in maniera limitata il proprio lavoro, ad es. dedicandosi solo ad alcune operazioni.

Si differenzia quindi dalla malattia poiché l’evento scatenante è improvviso e violento, mentre nel caso della malattia le cause sono lente e diluite nel tempo.

Spero che queste poche righe siano riuscite a farti capire meglio cosa sia un infortunio, cosa lo differenzia da una malattia e soprattutto spero di averti almeno fatto accendere la lampadina che ti porta a cercare di capire meglio quali siano le conseguenze economiche per te e la tua famiglia di un infortunio e a quali tutele pubbliche hai diritto.

Si, viaggiare…..e se mi faccio male?

Spesso quando si parla di infortunio al lavoro si tende a dare per scontato che la tutela dell’INAIL risolva tutti i problemi economici del malcapitato.

È comune l’idea che lo Stato debba provvedere a chi si fa male garantendogli una pensione o un capitale per indennizzarlo.

Abbiamo visto in altri articoli che la situazione in realtà non è tutta rose e fiori e che anche nei casi in cui l’INAIL interviene, le prestazioni economiche non sono molto generose.

È comune anche l’idea di essere sempre protetti, anche lungo la strada per andare al lavoro o per ritornare a casa dopo aver svolto il proprio dovere.

Sei proprio sicuro che le cose stiano così?

Ti sei mai chiesto cosa succederebbe se subissi un incidente stradale mentre vai al lavoro?

Hai mai verificato se il tuo modo di spostarti per recarti al lavoro ti dia diritto alla tutela INAIL in caso di infortunio?

Non sono domande buttate li a caso o a cui non dare peso, soprattutto l’ultima. Riflettici un attimo e pensa alle tue conoscenze sulla materia.

Ti hanno mai spiegato come funziona quello che comunemente viene definito infortunio in itinere? Sono sicuro di no. Al massimo ti sarai trovato qualcosa di scritto allegato al tuo contratto di lavoro quando sei stato assunto o ti avranno consegnato sbrigativamente un opuscolo che parla di sicurezza sul lavoro e in maniera superficiale delle protezioni a cui hai diritto.

Prima di addentrarci nell’argomento e snocciolarti una serie di problemi e particolarità della tutela INAIL voglio però rassicurarti sul fatto che sei protetto dall’INAIL anche se subisci un infortunio durante il normale tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione ed il luogo di lavoro. Il problema però è che la tutela è valida se e solo se sono rispettate tutta una serie di condizioni, che in realtà in moltissimi casi vengono disattese.

L’argomento è molto dibattuto fin da quando si è iniziato a parlare di infortunio sul lavoro ed in itinere. Talmente dibattuto che più volte nel corso degli anni sono intervenuti sia il legislatore, modificando le leggi sull’argomento o introducendone di nuove, sia la Corte di Cassazione, con una serie di sentenze volte a dirimere le controversie tra i lavoratori e l’INAIL in ordine all’interpretazione delle leggi quando dovevano essere applicate concretamente a seguito di specifici incidenti. In pratica esisteva un quadro normativo di base, che è stato modificato e che è ancora in fase di evoluzione per alcuni aspetti, ma spesso chi subiva l’infortunio doveva rivolgersi ad un avvocato per far valere le proprie ragioni. Ad oggi possiamo dire che ci sono stati notevoli passi in avanti nel chiarire la questione, pur rimanendo sempre una parte di interpretabilità soggettiva. In generale almeno possiamo mettere alcuni punti fermi, anche grazie ad una serie di circolari emesse dalla stesso INAIL, per dettare le linee guida dell’interpretazione dell’infortunio in itinere.

Possiamo riassumerle dicendo che l’infortunio in itinere è coperto se:

  1. il tragitto è percorso con “ordinarie modalità di spostamento
  2. sono verificate le finalità lavorative
  3. gli orari tra lavoro e spostamento sono compatibili
  4. il tragitto percorso da casa al lavoro e viceversa è considerato normale

Il primo punto è sottolineato perchè è un punto che merita particolare attenzione. Sai infatti cosa significa quel”ordinarie modalità di spostamento”?

Significa che l’INAIL riconosce come mezzi di spostamento solo i mezzi pubblici o l’andare a piedi.

Nessuno ci pensa e tutti lo fanno in maniera quasi meccanica ma prendere l’auto per andare in ufficio non è considerato alla stregua di usare i mezzi pubblici.

Cosa significa questo? Significa che se vai al lavoro con la tua macchina o il tuo scooter potresti sentirti dire che l’infortunio in itinere non è coperto.

Te lo spiego con altre parole. L’ INAIL non dà una copertura generica per tutti i mezzi di trasporto. Parte dal presupposto che tu vada al lavoro a piedi o coi mezzi pubblici. In quei casi ti tutela senza eccepire alcunchè. Ma se vuoi utilizzare un tuo mezzo allora le cose vanno analizzate di volta in volta per ogni singolo caso, investigando sul perchè e sul come vengano usati questi mezzi ed andando quindi ad includere nella tutela solo chi rispetta determinati vincoli e rifiutando la copertura in tutti gli altri casi. Si parla di “scelta necessitata”, “scelta del mezzo necessitata”, “nesso eziologico tra percorso seguito ed infortunio”, “nesso causale” e tanti altri paroloni e frasi ad effetto che lasciano aperte diverse possibilità di interpretazione qualora accada un incidente lungo la strada. Ecco perchè spesso si sentono notizie di persone che hanno un incidente e non vengono risarcite. Non è nient’altro che l’applicazione della legge. Il problema vero è che nessuno o quasi ne conosce fino in fondo i meccanismi ed i criteri di applicazione.

Provo a mettere un pò di ordine dandoti i 7 capisaldi sull’argomento.

1 – INAIL tutela l’infortunio in itinere se vengono rispettate tutte le condizioni previste dalla legge. Quindi in quel caso stai tranquillo che avrai diritto al tuo assegno. Altra cosa è però capire se quell’assegno sia abbastanza generoso da permettere a te e alla tua famiglia di vivere dignitosamente anche a seguito di un incidente così grave da non permetterti più di lavorare e guadagnare come prima.

2 – L’uso del mezzo pubblico o l’andare a piedi sono la modalità di spostamento ordinaria secondo l’INAIL.

3 – L’uso del mezzo privato è consentito in certe situazioni. INAIL parla di utilizzo necessitato. Con questa parola si intende che l’uso di un mezzo privato è consentito se:

  • i mezzi pubblici sono troppo lontani da casa o dal luogo di lavoro, intendendosi con ciò che il singolo tragitto deve essere superiore a 1 km
  • i mezzi pubblici circolano con orari e frequenze tali che obbligherebbero il lavoratore ad attese eccessive, tenendo conto anche delle sue esigenze famigliari
  • il mezzo è prescritto o fornito dal datore di lavoro, la classica auto aziendale.

In questi casi l’uso del mezzo privato dà quindi diritto alla piena copertura assicurativa.

4 – Oltre che lungo il tragitto di andata/ritorno tra l’abitazione ed il luogo di lavoro, la copertura vale anche lungo il percorso necessario per raggiungere il luogo di consumazione abituale dei pasti, se non esiste una mensa aziendale.

5 – Il percorsa da seguire, per essere sempre coperto dalla tutela INAIL, deve essere quello normale, intendendosi con ciò il percorso più breve tra casa e lavoro, salvo deviazioni necessarie per lavori stradali o per cause di forza maggiore, ad esempio la rottura meccanica dell’auto. Sono tollerate anche altre deviazioni ma solo per casi specifici, ad esempio per direttive impartite dal datore di lavoro, soccorrere vittime di incidenti stradali, accompagnamento dei figli a scuola (se necessario) ed in generale brevi soste che non alterino le condizioni di rischio. Tieni presente che anche il fattore tempo viene considerato in quanto la copertura assicurativa è valida se l’incidente avviene in orari compatibili con queli dello spostamento casa/lavoro. Tanto per chiarire, un incidente molto lontano dal normale tragitto o avvenuto alcune ore dopo l’orario in cui transiti normalmente per quella strada, significa che quell’incidente non è considerabile come un infortunio in itinere. Vuol dire che potresti ritrovarti con un grosso danno fisico e senza risarcimento INAIL.

6 – L’eventuale utilizzo del mezzo privato deve essere fatto in conformità alla legge. Sembra una cosa scontata. Se interpreti meglio questa frase però vedrai che non si intende solo che non bisogna mettersi alla guida sotto l’effetto di alcool, droga o psicofarmaci. Significa anche che se guidi una bicicletta o uno scooter devi comportarti di conseguenza, non girare senza tenere ben saldo il manubrio, non fare la gara di impennate con il collega. In generale vige il principio che se guidi in modo da esporti maggiormente al rischio di incappare in un incidente potresti vederti negato il risarcimento.

7 – La materia non è totalmente statica ma sta continuando a cambiare in questi anni, anche a seguito delle evoluzioni tecnologiche e alla nascita di nuovi mezzi di trasporto. Basti pensare ai monopattini elettrici, agli hoverboard, ecc ecc. Tutti strumenti già in circolazione ma non ancora ben inquadrati dalla legge. Muoverti con questi mezzi allo stato attuale è un grosso rischio, la tutela INAIL non è sempre garantita.

Ora che hai tutte queste informazioni prova a risponedre nuovamente alla domanda che ti avevo posto all’inizio dell’articolo.

Hai mai verificato se il tuo modo di spostarti per recarti al lavoro ti dà diritto alla tutela INAIL in caso di incidente?

Come proteggere il reddito di chi non ha una busta paga

Lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi, pensionati.

Esiste anche una quarta categoria di persone che nessuno prende mai in considerazione e per le quali è utile approfondire il tema della tutela infortunistica.

Si tratta di quella vasta platea di persone che svolge un lavoro per il quale è ancora aperto un forte dibattito politico su inquadramento, tutela e pensione. Si tratta di tutti coloro che “svolgono in via esclusiva, gratuitamente, e senza vincolo di subordinazione, lavoro domestico per la cura dei componenti della propria famiglia e dell’ambiente in cui dimorano e per i loro superstiti“.

In altre parole, le casalinghe.

Anche loro hanno diritto ad avere delle prestazioni da parte dello Stato in caso di infortunio. Il tutto ovviamente a patto che siano in regola con il pagamento del premio o di aver presentato l’autocertificazione di esonero nei casi previsti dalla legge.

Spesso si tende a non dare un valore economico all’attività svolta da queste persone perchè non esiste una vera e propria busta paga. È difficile dire quanti soldi apportano al bilancio famigliare con il loro lavoro. La situazione più frequente ancora oggi è quella della moglie che si prende cura della casa, dei figli, spesso supporta anche il proprio marito nello svolgimento del suo lavoro. O di chi si dedica 24 ore al giorno alla cura della casa semplicemente perchè lo stipendio del partner è sufficiente per mantenere tutta la famiglia.

È sbagliato però pensare che non avendo delle entrate da lavoro la casalinga non produca reddito. Basta vederla da una prospettiva diversa, al contrario. Se anche questa persona avesse un lavoro che la impegna tutto il giorno, chi gestirebbe la famiglia, i figli e la casa? Con quali costi?

Almeno quelli necessari per avere una colf, pagare la tata che si occupi dei figli e via dicendo.

Allora non è difficile arrivare alla conclusione che anche la casalinga concorre alla formazione del reddito famigliare con il proprio lavoro.

Dato che, come sempre ribadisco, l’obiettivo primario di una polizza infortuni è tutelare la capacità di produrre reddito di un individuo, bisogna uscire dal classico schema che porta a pensare che solo chi è titolare di busta paga o emette fatture debba avere l’assicurazione infortuni e allargare il discorso a tutta la famiglia.

Anche se non sono portatrici dirette di reddito le casalinghe possono incidere molto sul bilancio famigliare in caso di grave invalidità.

Delle due l’una. O il partner, in caso di grave problema di salute della casalinga, limita il proprio lavoro per potersi dedicare anche alle faccende domestiche, solitamente riducendo i propri guadagni, oppure continua a lavorare ma utilizza parte del proprio stipendio per farsi aiutare da qualcuno nella gestione della famiglia.

Ad ogni modo, dal punto di vista economico, si fa sentire anche il peso dell’invalidità della casalinga.

Allora è utile capire fino a che punto queste “figure professionali“ abbiano delle tutele statali e quali siano le aree di scopertura e capire come fare per colmare queste lacune.

Esiste già da circa vent’anni una cornice normativa che fissa alcuni riferimenti per le casalinghe e la loro tutela economica a seguito di infortunio.

Si tratta della legge 493 del 1999 (e successivi decreti ministeriali) che introduce e definisce il concetto di infortunio in ambito domestico e che traccia una sommaria panoramica delle tutele INAIL per le casalinghe.

Innanzitutto viene sancito l’obbligo per le casalinghe di pagare il premio assicurativo annuo per la protezione infortuni. Inoltre viene definito il premio annuo per tale protezione. A partire dal 2019, ammonta a 24,00 €. Nota bene questo passaggio. Tutte le casalinghe sono obbligate per legge a pagare il premio assicurativo per avere diritto a delle prestazioni da parte dell’INAIL in caso di infortunio domestico.

Sicuramente ti farà piacere vedere che si tratta di pochi euro. Il rovescio della medaglia però è che a fronte di ciò le tutele sono molto basse, non tali da poterti far dormire sonni tranquilli pensando di aver risolto così il problema di affrontare le conseguenze economiche di un infortunio, soprattutto se grave.

Sono esonerati dal suo pagamento, ma comunque coperti dall’assicurazione, solo i soggetti che, come recita il Decreto 15/09/2000 del Ministero del Lavoro, soddisfano entrambi i requisiti sotto indicati:

  • Sono titolari di reddito lordo ai fini IRPEF non superiore a 4.648,11 € annui
  • Appartengono ad un nucleo famigliare il cui reddito complessivo lordo ai fini IRPEF non sia superiore a 9.296,22 €

Per questi soggetti è sufficiente, ai fini della copertura assicurativa, la presentazione all’INAIL di domanda comprensiva di dichiarazione sostitutiva attestante la sussistenza dei requisiti reddituali.

Parlando di premio è utile ricordare un’altra cosa. Per gli infortuni in ambito domestico non vige, come per i lavoratori dipendenti, il principio di automaticità della prestazione. Solo il pagamento del premio da parte della persona interessata, o l’autocertificazione per l’esonero del pagamento del premio, danno diritto al riconoscimento delle prestazioni. In altre parole chi non paga il premio assicurativo non ha diritto alle prestazioni previste.

Ma cos’è un infortunio in ambito domestico?

Stando alle disposizioni di legge, l’infortunio è da considerarsi in ambito domestico se relativo alle attività finalizzate alle cure della propria famiglia e dell’ambiente in cui si dimora. Ambiente che non è solo quello all’interno delle quattro mura che chiamiamo casa, ma anche ad es. le parti comuni dei condomini e il luogo dove si trascorrono le vacanze, purchè sul territorio nazionale.

Viene escluso dalla tutela INAIL tutto ciò che non è relativo ad un rischio legato al lavoro domestico e vengono invece inclusi gli infortuni subiti in relazione alla cura degli animali domestici ed i piccoli lavori di manutenzione, il “fai da te“ per intenderci.

Fatta questa necessaria premessa ti pongo una domanda.

Sai di che prestazioni stiamo parlando? Prestazioni non troppo generose.

Più nello specifico, per chi è rimasto invalido per infortunio subìto a partire dal 2019, si tratta di una di queste prestazioni:

  1. Rendita ai superstiti, assegno funerario e beneficio una tantum in caso di morte
  2. Assegno per assistenza personale continuativa ai titolari di rendita
  3. Rendita diretta per inabilità permanente ma solo se tale inabilità sia di grado pari o superiore al 16%
  4. Prestazione una tantum pari a 337,41€ nei casi di inabilità temporanea compresa tra il 6% ed il 15%

Ho voluto mettere alla fine dell’elenco i due casi a mio avviso più brutti, passami il termine. E dico brutti per un semplice motivo. Gli ultimi due punti dell’elenco precedente dovrebbero farti capire al volo una cosa molto importante.

Cioè il fatto che gli indennizzi siano molto più bassi di quelli percepiti da un lavoratore impiegato ad es. in fabbrica o in qualche ufficio pubblico o privato, di una piccola azienda come di una grossa multinazionale. Soprattutto per le invalidità più basse.

Si vuole far passare il concetto che quello delle casalinghe sia un vero e proprio lavoro, tanto che si fa pagare loro un premio per l’iscrizione obbligatoria all’assicurazione INAIL ma poi nel momento del bisogno vengono trattate come lavoratrici di serie B.

La cosa che accomuna la nostra casalinga al lavoratore dipendente è solo il fatto che non è previsto nessun indennizzo sotto il 6% di inabilità. Entrambi esclusi da una qualsiasi forma di tutela pubblica.

Per il resto le differenze sono sostanziali.

Ad esempio la rendita massima previste per le casalinghe è di 1.454,08€ al mese, a fronte di un’inabilità del 100%. Come può vivere dignitosamente una casalinga con così pochi soldi ed una inabilità così grave? Ad esempio essere cieca, tetraplegica, allettata e bisognosa di assistenza h24.

Non va meglio a chi subisce infortuni meno gravi giacchè la rendita si riduce, proporzionalmente al grado di inabilità, fino a 119,23€ al mese per inabilità accertata del 16%.

Ancora peggio in caso di morte. In quel caso è prevista l’erogazione di una rendita ai superstiti di massimo 1.454,08€ al mese e di un importo una tantum di 11.612,92€. A prescindere dalla situazione debitoria, patrimoniale e lavorativa della famiglia e dal numero di figli.

Avere un indennizzo non è comunque così automatico perchè oltre al danno fisico devono essere soddisfatte anche altri requisiti. L’assicurato deve:

  1. Avere un’età compresa tra i 18 ed i 67 anni. Tale limite di età è stato alzato a partire dal 01/01/2019. Prima l’età massima era di 65 anni.
  2. Non svolgere altra attività per la quale sussista l’obbligo di iscrizione ad un altro ente o cassa previdenziale.
  3. Avere subito un infortunio da cui sia derivata la morte o una inabilità permanente almeno pari al 6%.
  4. Essere in regola con il pagamento del premio.

Quindi, come avrai capito, anche la situazione di una casalinga merita un’adeguata integrazione delle protezioni statali.

Anche per loro è utile avere una polizza infortuni che le copra lungo tutta la giornata.

E come al solito, il punto di partenza è realizzare un’attenta analisi famigliare e reddituale prima di procedere alla stipula di una polizza infortuni.

Ci sono altri dettagli che non ho inserito in questo articolo ma che potrai scoprire nel corso di una consulenza privata con me. Contattami per fissare un appuntamento.