Perchè aderire alla previdenza complementare?

Da molti anni ormai si sente dire che la pensione sarà molto bassa. Nonostante ad ogni riforma vengano aumentate sia l’età pensionabile che le tasse versate allo Stato, il gap previdenziale, cioè la differenza tra il tuo ultimo reddito e la tua pensione, sembra aumentare sempre di più.

Siamo passati attraverso la riforma Amato, la riforma Dini, fino alla famosissima legge Fornero del 2011 ed il risultato di ogni cambiamento è stato una riduzione delle pensioni nel corso degli anni.

Ti basti pensare che fino a metà anni ’90 la pensione era commisurata allo stipendio medio degli ultimi anni di lavoro. Tutti i pensionati di allora potevano ritirarsi dal lavoro con un reddito che era anche l’80/85% di quello abituale. Considerando che non lavorando si riducono i contributi da versare e soprattutto si tagliano tante spese come i pasti fuori casa, la benzina o i mezzi pubblici per andare in ufficio, ecc, ecc per tanti di loro andare in pensione significava addirittura aumentare il proprio tenore di vita. Niente più sveglia che suona al mattino presto ma tanti soldi in tasca e tanto tempo libero per spenderli e godersi la vita dopo tanti anni di sacrifici.

Il gioco però era troppo bello per durare, ed infatti con le riforme Dini e Fornero è cambiato per tutti il sistema con cui si calcola la pensione: non più una percentuale dell’ultimo stipendio ma un valore che dipende dal totale dei contributi versati e dall’età al pensionamento. Il passaggio al sistema contributivo, con lo scopo di rimettere in ordine i conti dell’INPS, è quindi una dolorosa conseguenza dei troppi anni di gestione allegra delle finanze pubbliche. Capirai bene che il modo più immediato per sistemare il bilancio dell’INPS è di ridurne le uscite, cioè le pensioni pagate. Il risultato finale è che la pensione diventerà sempre più bassa, molto più bassa rispetto a quanto sei abituato a ricevere come stipendio. Nasce un vero e proprio “gap previdenziale”, un buco nelle tue entrate che dovrai provvedere in prima persona a colmare per non ritrovarti a vivere una vita di stenti quando smetterai di lavorare. Invece che pensare a quali sfizi toglierti da pensionato, come facevano i tuoi genitori che magari potevano permettersi addirittura di comprare la casa per le vacanze o il modello più accessoriato dell’automobile preferita, dovrai cercare il modo migliore per arrivare a fine mese in maniera decorosa, senza dover erodere un pò alla volta tutti i tuoi risparmi fino ad azzerarli e senza dover chiedere un aiuto economico ai figli, come purtroppo sta succedendo a sempre più persone.

Probabilmente questa non è la prima volta che ti imbatti in espressioni strane come “gap previdenziale” o meglio ancora “tasso di sostituzione”. Ma cos’è esattamente il tasso di sostituzione?

Si tratta di un valore percentuale che indica a quanto ammonta la tua pensione rispetto al tuo ultimo stipendio. Permette di valutare l’adeguatezza della propria pensione pubblica e capire se da sola sarà sufficiente a mantenere il tenore di vita goduto durante il periodo lavorativo.

Ti anticipo già la risposta….NO….la pensione pubblica non sarà sufficiente a mantenere lo stesso tenore di vita che avevi quando lavoravi.

In base allo strumento utilizzato, che sia il simulatore di qualche compagnia assicurativa, il sito INPS o la famosa busta arancione che abbiamo ricevuto qualche anno fa, il responso è sempre lo stesso: dal momento in cui andrai in pensione riceverai molti meno soldi di quanto eri abituato ad incassarne quando avevi uno stipendio. E per “molti meno soldi” intendo dire che la tua pensione sarà circa il 50/55% del tuo ultimo stipendio. Poco più della metà di quello con cui ti eri abituato a vivere.

Un bel problema.

Come fare allora per risolverlo?

Fortunatamente, fin dall’introduzione del sistema contributivo nel lontano ’95, si è sviluppata e raffinata la previdenza complementare o quella che viene anche definita secondo pilastro, con l’obiettivo di incentivare chiunque a mettere da parte dei soldi per integrare il primo pilastro, cioè la pensione pubblica.

È utile conoscere non solo il motivo (integrare la pensione pubblica) ma anche il come aderire alla previdenza complementare.

Sostanzialmente si tratta di sfruttare i cd piani individuali pensionistici.

Sono strumenti che trovi presso qualunque compagnia assicurativa e che ormai sono diffusi anche in posta e in banca.

Perchè allora dovresti usarli? Quali sono i vantaggi per te derivanti dall’adesione alla previdenza complementare?

Ecco per te i sette buoni motivi per sottoscrivere un Piano Individuale Pensionistico, il PIP.

1 – Colmare il gap previdenziale.

Il primo motivo coincide con la finalità stessa per cui sono stati creati i PIP: integrare la pensione pubblica ed avere un secondo assegno mensile che ti permetta di mantenere il tuo tenore di vita quando smetterai di ricevere uno stipendio.

2 – Deducibilità dei premi versati nel PIP.

Tutto quello che versi nel PIP durante l’anno, fino ad un massimo di 5.164,57 €, può essere portato in deduzione fiscale. Significa che il tuo reddito imponibile, quello su cui ti vengono calcolate le tasse, si riduce di pari importo a quanto versato.

In base al tuo reddito lordo ed alla tua aliquota marginale, beneficerai del risparmio fiscale indicato nella tabella seguente.

REDDITO ANNUO LORODALIQUOTA MARGINALE IRPEFVERSAMENTO NEL PIPRISPARMIO FISCALE
Fino a 15.000 € 23,00%€ 5.164,57€ 1.187,85
Da 15.001 a 28.000 € 25,00%€ 5.164,57€ 1.291,14
Da 28.001 a 50.000 € 35,00%€ 5.164,57€ 1.807,60
Oltre 50.000 € 43,00%€ 5.164,57€ 2.220,70

Se ad es. guadagni 30.000 € lordi annui e versi il massimo dell’importo deducibile, il tuo risparmio fiscale sarà di circa 1.807 €.

E non dovrai fare nessuna fatica per ottenerlo. Ti basterà riportare nella dichiarazione dei redditi l’importo che hai versato nel PIP e ti ritroverai quanto ti spetta direttamente nella busta paga. O sotto forma di minori tasse da pagare con gli f24 se sei titolare di partita iva.

3 – Flessibilità nella scelta dei versamenti.

Pur essendo tecnicamente una polizza vita, il PIP ti lascia la totale libertà di scegliere quando e quanto versare, senza alcuna penalizzazione o vincolo che sono presenti invece in altri prodotti assicurativi o di investimento.

Sarai tu a decidere quanto versare, a scegliere il momento dell’anno in cui farlo e potrai anche modificare nel corso del tempo il tuo piano di versamenti, magari iniziando con meno soldi da giovane quando il reddito è mediamente più basso, per poi aumentare il versamento man mano che le tue disponibilità te lo permettono.

Addirittura puoi anche decidere di non versare nulla per uno o più anni e poi riprendere i versamenti quando ti pare, senza incorrere in penali di alcun tipo.

Va da sè che più versi, più soldi metterai da parte per la tua pensione integrativa e maggiore sarà la deducibilità fiscale di cui godrai.

4 – Flessibilità nella scelta degli investimenti.

Tutto quello che versi nel PIP non rimane bloccato ma viene investito dalla tua compagnia di assicurazione/banca/poste secondo le indicazioni che tu stesso gli fornisci. Solitamente puoi scegliere tra tre diverse opzioni: investire in gestioni separate (cioè titoli di Stato ed obbligazioni a bassissimo rischio), investire in fondi (azionari, monetari, obbligazionari…ce ne sono decine tra cui scegliere, ognuno con un proprio rendimento ed una propria rischiosità) oppure suddividere i tuoi soldi in percentuale tra le due opzioni, decidendo tu quanti investirne in gestioni separate e quanti in fondi.

5 – Scelta tra capitale e rendita.

Anche se il PIP è uno strumento nato con l’intento di garantirti una rendita mensile, al momento del pensionamento potrai sempre optare per una diversa restituzione dei tuoi soldi.

Puoi infatti chiedere che ti venga restituito tutto il capitale in un’unica soluzione oppure ritirare metà capitale subito ed il resto sotto forma di rendita vitalizia.

6 – Tassazione agevolata sui rendimenti.

Un ulteriore vantaggio fiscale del PIP è il fatto che gli interessi maturati nel corso degli anni non vengono tassati al 26% come i prodotti finanziari, ma hanno una tassazione del 20%, che si riduce al 12,5% sulla parte relativa ai titoli di Stato ed equiparati.

7 – Possibilità di incassare anticipatamente.

Analogamente a quello che puoi fare con il tuo TFR, anche per quanto riguarda i versamenti nel PIP vige la regola che puoi riscattarne una parte ancora prima del pensionamento. Si tratta soprattutto di riscatti legati a spese sanitarie, acquisto e ristrutturazione della prima casa o anche senza un particolare motivo. In quest’ultimo caso però dovrai attendere almeno otto anni dalla data di sottoscrizione e non potrai richiedere più del 30% di quanto maturato.

Un’ultima considerazione. Sono sicuro che anche tu, trattandosi di un accantonamento per la tua pensione, voglia avere tutte le certezze e le sicurezze possibili che nessuno possa compromettere il tuo risultato.

Sappi che hai due ulteriori elementi di sicurezza:

  1. Tutto il denaro che viene raccolto dalle compagnie per alimentare i PIP costituisce per loro patrimonio separato. Ciò significa che su quei soldi non sono ammesse azioni esecutive, nè da parte dei creditori delle compagnie, nè da parte dei creditori dei singoli aderenti al PIP. Nessuno potrà mettere le mani su quei soldi.
  2. In caso di morte dell’aderente al PIP nel periodo in cui sta accantonando per la sua pensione, il capitale versato viene restituito agli eredi e non è soggetto all’imposta di successione.

Ora che hai scoperto cos’è un Piano Individuale Pensionistico non ti resta che approfondire il tema pensionistico per scoprire, sulla base della tua specifica situazione lavorativa e anagrafica, quando e con quanto andrai in pensione.

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