Come proteggere il reddito di chi non ha una busta paga

Lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi, pensionati.

Esiste anche una quarta categoria di persone che nessuno prende mai in considerazione e per le quali è utile approfondire il tema della tutela infortunistica.

Si tratta di quella vasta platea di persone che svolge un lavoro per il quale è ancora aperto un forte dibattito politico su inquadramento, tutela e pensione. Si tratta di tutti coloro che “svolgono in via esclusiva, gratuitamente, e senza vincolo di subordinazione, lavoro domestico per la cura dei componenti della propria famiglia e dell’ambiente in cui dimorano e per i loro superstiti“.

In altre parole, le casalinghe.

Anche loro hanno diritto ad avere delle prestazioni da parte dello Stato in caso di infortunio. Il tutto ovviamente a patto che siano in regola con il pagamento del premio o di aver presentato l’autocertificazione di esonero nei casi previsti dalla legge.

Spesso si tende a non dare un valore economico all’attività svolta da queste persone perchè non esiste una vera e propria busta paga. È difficile dire quanti soldi apportano al bilancio famigliare con il loro lavoro. La situazione più frequente ancora oggi è quella della moglie che si prende cura della casa, dei figli, spesso supporta anche il proprio marito nello svolgimento del suo lavoro. O di chi si dedica 24 ore al giorno alla cura della casa semplicemente perchè lo stipendio del partner è sufficiente per mantenere tutta la famiglia.

È sbagliato però pensare che non avendo delle entrate da lavoro la casalinga non produca reddito. Basta vederla da una prospettiva diversa, al contrario. Se anche questa persona avesse un lavoro che la impegna tutto il giorno, chi gestirebbe la famiglia, i figli e la casa? Con quali costi?

Almeno quelli necessari per avere una colf, pagare la tata che si occupi dei figli e via dicendo.

Allora non è difficile arrivare alla conclusione che anche la casalinga concorre alla formazione del reddito famigliare con il proprio lavoro.

Dato che, come sempre ribadisco, l’obiettivo primario di una polizza infortuni è tutelare la capacità di produrre reddito di un individuo, bisogna uscire dal classico schema che porta a pensare che solo chi è titolare di busta paga o emette fatture debba avere l’assicurazione infortuni e allargare il discorso a tutta la famiglia.

Anche se non sono portatrici dirette di reddito le casalinghe possono incidere molto sul bilancio famigliare in caso di grave invalidità.

Delle due l’una. O il partner, in caso di grave problema di salute della casalinga, limita il proprio lavoro per potersi dedicare anche alle faccende domestiche, solitamente riducendo i propri guadagni, oppure continua a lavorare ma utilizza parte del proprio stipendio per farsi aiutare da qualcuno nella gestione della famiglia.

Ad ogni modo, dal punto di vista economico, si fa sentire anche il peso dell’invalidità della casalinga.

Allora è utile capire fino a che punto queste “figure professionali“ abbiano delle tutele statali e quali siano le aree di scopertura e capire come fare per colmare queste lacune.

Esiste già da circa vent’anni una cornice normativa che fissa alcuni riferimenti per le casalinghe e la loro tutela economica a seguito di infortunio.

Si tratta della legge 493 del 1999 (e successivi decreti ministeriali) che introduce e definisce il concetto di infortunio in ambito domestico e che traccia una sommaria panoramica delle tutele INAIL per le casalinghe.

Innanzitutto viene sancito l’obbligo per le casalinghe di pagare il premio assicurativo annuo per la protezione infortuni. Inoltre viene definito il premio annuo per tale protezione. A partire dal 2019, ammonta a 24,00 €. Nota bene questo passaggio. Tutte le casalinghe sono obbligate per legge a pagare il premio assicurativo per avere diritto a delle prestazioni da parte dell’INAIL in caso di infortunio domestico.

Sicuramente ti farà piacere vedere che si tratta di pochi euro. Il rovescio della medaglia però è che a fronte di ciò le tutele sono molto basse, non tali da poterti far dormire sonni tranquilli pensando di aver risolto così il problema di affrontare le conseguenze economiche di un infortunio, soprattutto se grave.

Sono esonerati dal suo pagamento, ma comunque coperti dall’assicurazione, solo i soggetti che, come recita il Decreto 15/09/2000 del Ministero del Lavoro, soddisfano entrambi i requisiti sotto indicati:

  • Sono titolari di reddito lordo ai fini IRPEF non superiore a 4.648,11 € annui
  • Appartengono ad un nucleo famigliare il cui reddito complessivo lordo ai fini IRPEF non sia superiore a 9.296,22 €

Per questi soggetti è sufficiente, ai fini della copertura assicurativa, la presentazione all’INAIL di domanda comprensiva di dichiarazione sostitutiva attestante la sussistenza dei requisiti reddituali.

Parlando di premio è utile ricordare un’altra cosa. Per gli infortuni in ambito domestico non vige, come per i lavoratori dipendenti, il principio di automaticità della prestazione. Solo il pagamento del premio da parte della persona interessata, o l’autocertificazione per l’esonero del pagamento del premio, danno diritto al riconoscimento delle prestazioni. In altre parole chi non paga il premio assicurativo non ha diritto alle prestazioni previste.

Ma cos’è un infortunio in ambito domestico?

Stando alle disposizioni di legge, l’infortunio è da considerarsi in ambito domestico se relativo alle attività finalizzate alle cure della propria famiglia e dell’ambiente in cui si dimora. Ambiente che non è solo quello all’interno delle quattro mura che chiamiamo casa, ma anche ad es. le parti comuni dei condomini e il luogo dove si trascorrono le vacanze, purchè sul territorio nazionale.

Viene escluso dalla tutela INAIL tutto ciò che non è relativo ad un rischio legato al lavoro domestico e vengono invece inclusi gli infortuni subiti in relazione alla cura degli animali domestici ed i piccoli lavori di manutenzione, il “fai da te“ per intenderci.

Fatta questa necessaria premessa ti pongo una domanda.

Sai di che prestazioni stiamo parlando? Prestazioni non troppo generose.

Più nello specifico, per chi è rimasto invalido per infortunio subìto a partire dal 2019, si tratta di una di queste prestazioni:

  1. Rendita ai superstiti, assegno funerario e beneficio una tantum in caso di morte
  2. Assegno per assistenza personale continuativa ai titolari di rendita
  3. Rendita diretta per inabilità permanente ma solo se tale inabilità sia di grado pari o superiore al 16%
  4. Prestazione una tantum pari a 337,41€ nei casi di inabilità temporanea compresa tra il 6% ed il 15%

Ho voluto mettere alla fine dell’elenco i due casi a mio avviso più brutti, passami il termine. E dico brutti per un semplice motivo. Gli ultimi due punti dell’elenco precedente dovrebbero farti capire al volo una cosa molto importante.

Cioè il fatto che gli indennizzi siano molto più bassi di quelli percepiti da un lavoratore impiegato ad es. in fabbrica o in qualche ufficio pubblico o privato, di una piccola azienda come di una grossa multinazionale. Soprattutto per le invalidità più basse.

Si vuole far passare il concetto che quello delle casalinghe sia un vero e proprio lavoro, tanto che si fa pagare loro un premio per l’iscrizione obbligatoria all’assicurazione INAIL ma poi nel momento del bisogno vengono trattate come lavoratrici di serie B.

La cosa che accomuna la nostra casalinga al lavoratore dipendente è solo il fatto che non è previsto nessun indennizzo sotto il 6% di inabilità. Entrambi esclusi da una qualsiasi forma di tutela pubblica.

Per il resto le differenze sono sostanziali.

Ad esempio la rendita massima previste per le casalinghe è di 1.454,08€ al mese, a fronte di un’inabilità del 100%. Come può vivere dignitosamente una casalinga con così pochi soldi ed una inabilità così grave? Ad esempio essere cieca, tetraplegica, allettata e bisognosa di assistenza h24.

Non va meglio a chi subisce infortuni meno gravi giacchè la rendita si riduce, proporzionalmente al grado di inabilità, fino a 119,23€ al mese per inabilità accertata del 16%.

Ancora peggio in caso di morte. In quel caso è prevista l’erogazione di una rendita ai superstiti di massimo 1.454,08€ al mese e di un importo una tantum di 11.612,92€. A prescindere dalla situazione debitoria, patrimoniale e lavorativa della famiglia e dal numero di figli.

Avere un indennizzo non è comunque così automatico perchè oltre al danno fisico devono essere soddisfatte anche altri requisiti. L’assicurato deve:

  1. Avere un’età compresa tra i 18 ed i 67 anni. Tale limite di età è stato alzato a partire dal 01/01/2019. Prima l’età massima era di 65 anni.
  2. Non svolgere altra attività per la quale sussista l’obbligo di iscrizione ad un altro ente o cassa previdenziale.
  3. Avere subito un infortunio da cui sia derivata la morte o una inabilità permanente almeno pari al 6%.
  4. Essere in regola con il pagamento del premio.

Quindi, come avrai capito, anche la situazione di una casalinga merita un’adeguata integrazione delle protezioni statali.

Anche per loro è utile avere una polizza infortuni che le copra lungo tutta la giornata.

E come al solito, il punto di partenza è realizzare un’attenta analisi famigliare e reddituale prima di procedere alla stipula di una polizza infortuni.

Ci sono altri dettagli che non ho inserito in questo articolo ma che potrai scoprire nel corso di una consulenza privata con me. Contattami per fissare un appuntamento.

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